
La regina delle Puglie - La Porta
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La porta
L’originale, sostituito in sede da una copia, si conserva all’interno della cattedrale; è composta da otto file di quattro formelle bronzee, modellate a basso rilievo e fissate da borchie al supporto ligneo; remoti restauri hanno mutato di posto qualche formella, senza intaccarne il filo conduttore.
La ‘storia della salvezza’ procede dal sommo della centina, dove il Cristo in Maestà, promesso e preannunziato negli stipiti di marmo del portale, si manifesta come Verbo Incarnato (Gv 1,1.14), benedicente nella mandorla di luce e recante il libro aperto della Parola rivelata, su cui è scritto: Ego sum Via Veritas Vita; circondato dai simboli dei quattro Evangelisti, è doppiato come sulle valve di un’ideale coperta di evangelario; due angeli genuflessi assecondano il profilo arcuato della porta.
Le figure leggermente flesse del profeta Elia e di Giovanni il Battista sono rispettivamente prefigurazione del Cristo, il primo, e suo precursore, il secondo.
Tre immagini emblematiche, di origine bizantina, raccontano in sintesi la vicenda terrena del Cristo: la Nascita, la Morte, la Resurrezione: la Vergine, nell’atto dell’Odegitria, indica con la mano la Via, il Bambino che ha in seno; la scena della Deposizione dalla croce; l'Anastasi, la discesa agli Inferi secondo il vangelo apocrifo di Nicodemo.
Alcuni apostoli - Pietro, Paolo, Giacomo il Maggiore, Giovanni l'Evangelista, Tommaso, Simone, Taddeo, Andrea, Bartolomeo - ricoprono il ruolo necessario di diffusori del Verbo; alcuni santi ne sono i testimoni, avendo attestato la loro fede con la vita e con le opere: san Nicola Pellegrino, ai cui piedi volle effigiarsi l’autore della porta, firmandosi Barisanus tranensis, e due cavalieri, sant'Eustachio e san Giorgio, prototipi del cavaliere crociato e guardiani del luogo sacro.
Nei registri inferiori si alternano tre tipi di formelle dal contenuto apparentemente profano, ma che in realtà indicano la condizione spirituale dell’umanità, su cui scende la parola di Dio: un albero, in un'accezione desunta da preziosi tessuti orientali, l'albero sacro persiano, vigilato da sacri animali e scaturito da una maschera tellurica, la testa rovesciata di un leone, antico attributo di Cibele, perché ad un albero è paragonato l'uomo pio, che ha fede nel Signore (Ger 17,7-8); due giocatori di mazze, che lottano ad armi pari ed alludono all'eterno conflitto che esiste nell'uomo tra il bene e il male, fornendo un esemplare modello di tenacia in vista di un premio (1Cor 9, 25); un arciere, che nell'elegante tensione del gesto presagisce il superamento della distanza e la conquista del bene desiderato (Sal 17,35).
Insieme, portale e porta dichiarano che l'antica promessa di benedizione fatta da Dio ai Patriarchi, sullo stipite di sinistra, rinverdita, sullo stipite di destra, dai profeti della nuova Alleanza, si realizza con la venuta del Messia, che si manifesta, nella porta di bronzo, come la stessa Parola di Dio fatta uomo: Cristo, il Verbo Incarnato, nato, morto e risorto, preannunziato dai profeti, trasmesso dagli apostoli, testimoniato dai santi, si effonde benefico su un'umanità tormentata, ma in attesa fiduciosa ed attiva della salvezza promessa.